The following text is a translation of the book ‘i and god’ by Corrado Malanga, a precious inquiry into the nature of phenomena from the experience of one who’s particular path is within the realm of scientific study, a language and approach that may be quite useful for many.
PREMISE
Many times, in my books or during my conferences, I have had the opportunity to talk about the key concept of “Everything” – trivially expressed by the phrase <<We are God>> – without however going into depth. Now, after about forty years of studies, the time has come for me to address the problem of the essence of God directly and specifically.
An undoubtedly burning issue on which all – and I mean all – the world’s major philosophers have had the opportunity to express themselves, proving how this problem is still and eternally relevant. It does not surprise me, therefore, that man is still looking for an answer to the question <Does God exist or not?>, obviously followed by the question “And if he exists, what is he like?”
Once upon a time, at school, philosophy courses tended to teach philosophical reasoning, and in that context the speeches and theses of the fathers of the Church were reported (extremely, as obviously interested in getting their message across to the people). Among these in particular Saint Augustine and Anselm of Aosta, with his ontological proof,1 attempted to give a credible demonstration of the existence of God: a demonstration which, however, although based on well-structured reasoning, is not free from obscure points which prevent its validation. On the other hand, science, although posing the problem of the existence of God in a different way, seems equally incapable of solving it.
Science starts from the idea that God is an object to be measured, while the Church starts from the assumption that he exists and is a perfect being. The main challenge that science poses the Church is that of starting from unproven and unprovable assumptions; at the same time, however, a science like physics, based on the imperfect language of mathematics, would never be able to describe something perfect, if it existed.
In this context, however, God is given an attribute of perfection “regardless”. But who says that if God existed, he would be perfect? No one in particular says it, but this belief is part of the very definition of God: the true God would never be identified with an imperfect or almost perfect God.
But let’s move on. For science, to be describable, God must be observable and belong to the universe; for religion, however, He can also exist outside the universe, without having to be describable and objectifiable within it.
While religion exists because – and as long as – God exists, science (which does not have this limitation) can assume that a God exists even if there is no religious attitude.
The question then becomes: is the existence of God connected by definition to the existence of the universe?
And the answer is positive, because God, by definition, is the one who created the universe.
Can we therefore say that if the universe exists then God exists? For religion this is an established fact, but it is not at all for science, which contemplates the existence of chance. Could the creation of the universe be attributed entirely to chance? And why should chance have created the universe? Here it is easy to answer: for no reason, since chance has no why.
In these pages I will try to clarify the depth of these questions, outlining an answer that I hope will prove effective in putting an end to the useless – if not actually harmful – historical and political diatribes on this problem. As we proceed, in addition to science, myth, common sense and the idea of the “sense of things” will help us, without which we can go nowhere.
We will discover together that the physical observation of the universe in its formulas already has the answers and that there are no doubts about the solution to this problem, giving a logical demonstration of the fact that only those who do not want to see the reality of things will not realize it .
I decided to title this book ‘Io e Dio’ (i and God) because, by pronouncing it out loud (in italian), one realizes how it also sounds like i and i: a phonetic game that metaphorically highlights how those who seek God, in the end, find – and will inevitably find – only and inexorably himself.
Those who deeply fear this encounter will continue to believe in a God external to their own Self, capable of taking on all of humanity’s guilty instincts: mind you not if our awareness constantly creates an uncomfortable reality for many, but necessary for everyone.
Should this text be regarded by others a precious instrument of consciousness, let me know, i can go on translating.
io ed io
Di seguito un estratto del libro ‘io e dio’ di Corrado Malanga, una preziosa indagine sulla natura dei fenomeni, l’esperienza di qualcuno il cui percorso è nell’ambito dello studio tramite la scienza, un linguaggio e approccio che può essere utile per molti.
PREMESSA
Molte volte, nei miei libri o nel corso delle mie conferenze, ho avuto modo di parlare del concetto chiave del “Tutto” – banalmente espresso dalla frase <<Noi siamo Dio>> – senza tuttavia approfondirlo. Adesso, dopo circa quanrant’anni di studi, e per me giunto il momento di affrontare in modo diretto e specifico il problema dell’essenza di Dio.
Una tematica senz’altro scottante e sulla quale hanno avuto modo di esprimersi tutti – e dico proprio tutti – i maggiori filosofi del mondo, a riprova di quanto questo problema sia ancora ed eternamente attuale. Non mi stupisce, quindi, che l’uomo sia ancora alla ricerca di una risposta alla domanda <<Dio esiste o no?>>, ovviamente seguita dall’interrogativo “E se esiste, com’e fatto?>>
Un tempo, a scuola, nei corsi di filosofia si tendeva a insegnare il ragionamento filosofico, e in quell’ambito veniva riportati i discorsi e le tesi dei padri della Chiesa (estremamente, quanto ovviamente interessati a far passare al popolo il proprio messaggio). Tra questi in particolare Sant’Agostino e Anselmo d’Aosta, con la sua prova ontologica,1 tentarono di dare una dimostrazione credibile dell’esistenza di Dio: una dimostrazione che pero, pur poggiando su ragionamenti ben strutturati, non e esente da punti oscuri che ne impediscono la validazione. Dal suo canto la scienza, pur ponendosi il problema dell’esistenza di Dio in modo diverso, pare altrettanto incapace di risolverlo.
La scienza muove dall’idea che Dio sia un oggetto da misurare, mentre la Chiesa dal presupposto che esista e sia un essere perfetto. La principale contestazione che la scienza fa alla Chiesa e quella di partire da presupposti non dimostrati e indimostrabili; al contempo, tuttavia, una scienza come la fisica, basata sul linguaggio non perfetto della matematica, non sarebbe mai in grado di descrivere qualcosa di perfetto, qualora esso esistesse.
In questo contesto, pero, si da a Dio un attributo di perfezione “a prescindere”. Ma chi lo dice che Dio se esistesse, sarebbe perfetto? Non lo dice nessuno in particolare, ma tale convinzione fa parte della definizione stessa di Dio: il vero Dio non sarebbe mai identificato con un Dio imperfetto o quasi perfetto.
Ma andiamo avanti. Per la scienza Dio, per essere descrivibile, dev’essere osservabile e appartenere all’universo; per la religione invece Egli può esistere anche al di fuori dell’universo, senza che debba essere descrivibile e oggettivabile all’interno di esso.
Mentre la religione esiste perché – e finche – esiste Dio, la scienza (che non ha questa limitazione) può presumere che un Dio esista anche se non esiste un atteggiamento religioso.
La domanda diviene quindi: l’esistenza di Dio si collega per definizione all’esistenza dell’universo?
E la risposta e positiva, perché Dio, per definizione, e colui che ha creato l’universo.
Si può dunque affermare che se l’universo esiste allora esiste Dio? Per la religione questo e un dato assodato, ma non lo e affatto per la scienza, che contempla l’esistenza del caso. La creazione dell’universo potrebbe essere attribuita per intero al caso? E perché mai il caso avrebbe dovuto creare l’universo? Qui e facile rispondere: per nessun motivo, poiché il caso non ha un perché.
In queste pagine cercherò di chiarire la portata di questi interrogativi, delineando una risposta che spero si riveli efficace a porre fine alle inutili – se non proprio dannose – diatribe storiche e politiche su questo problema. Nel procedere, oltre alla scienza ci verranno in aiuto il mito, il buonsenso e l’idea del “senso delle cose”, senza il quale non si va da nessuna parte.
Scopriremo insieme che l’osservazione fisica dell’universo nelle sue formule possiede già le risposte e che non vi sono dubbi sulla soluzione di questo problema, dando dimostrazione logica del fatto che non se ne renderanno conto solo coloro che non vogliono vedere la realtà delle cose.
Ho deciso di intitolare questo libro Io e Dio perché, pronunciandolo a voce alta, ci si avvede di come esso suoni anche come Io ed io: un gioco fonetiche che mette metaforicamente in evidenza come chi cerca Dio, alla fine, trova – e non potrà che trovare – solamente e inesorabilmente se stesso.
Coloro che temono profondamente questo incontro continueranno a credere in un Dio esterno al proprio Se, in grado di farsi carico di tutti gli istinti di colpa dell’umanita: costoro non ce ne vogliano se la nostra consapevolezza crea costantemente una realtà scomoda per molti, ma necessaria per tutti.
yo y dios
El siguiente texto es una traducción del libro ‘yo y dios’ de Corrado Malanga, una maravillosa investigación sobre la naturaleza de los fenomenos, la experiencia de alguien el cuyo camino ha sido en el ámbito del estudio científico, un lenguaje y modo que puede ser útil para muchos.
PREMISA
Muchas veces, en mis libros o durante mis conferencias, he tenido la oportunidad de hablar sobre el concepto clave de “Todo” – expresado trivialmente por la frase <<Nosotros somos Dios>> – sin entrar en profundidad. Ahora, después de unos cuarenta años de estudios, ha llegado el momento de abordar el problema de la esencia de Dios directa y específicamente.
Un tema sin duda candente sobre el cual todos -y quiero decir todos- los principales filósofos del mundo han tenido la oportunidad de expresarse, demostrando que este problema sigue siendo eternamente relevante. No me sorprende, por tanto, que el hombre siga buscando una respuesta a la pregunta <<¿Dios existe o no?>>, seguida obviamente de la pregunta “¿Y si existe, cómo es?”
Érase una vez, en la escuela, los cursos de filosofía tendían a enseñar razonamientos filosóficos, y en ese contexto se relataban los discursos y tesis de los padres de la Iglesia (sumamente, como obviamente interesados en hacer llegar su mensaje al pueblo). Entre ellos, en particular, san Agustín y Anselmo de Aosta, con su prueba ontológica1, intentaron dar una demostración creíble de la existencia de Dios: demostración que, sin embargo, aunque basada en un razonamiento bien estructurado, no está exenta de puntos oscuros que impiden su validación. Por su parte, la ciencia, aunque plantea el problema de la existencia de Dios de otra manera, parece igualmente incapaz de resolverlo.
La ciencia parte de la idea de que Dios es un objeto a medir, mientras que la Iglesia parte del supuesto de que existe y es un ser perfecto. El principal desafío que la ciencia plantea a la Iglesia es el de partir de supuestos no probados e indemostrables; al mismo tiempo, sin embargo, una ciencia como la física, basada en el lenguaje imperfecto de las matemáticas, nunca sería capaz de describir algo perfecto, si existiera.
En este contexto, sin embargo, a Dios se le da un atributo de perfección “independientemente”. Pero ¿quién dice que si Dios existiera sería perfecto? Nadie en particular lo dice, pero esta creencia forma parte de la definición misma de Dios: el Dios verdadero nunca sería identificado con un Dios imperfecto o casi perfecto.
Pero sigamos adelante. Para que la ciencia sea descriptible, Dios debe ser observable y pertenecer al universo; para la religión, sin embargo, Él también puede existir fuera del universo, sin tener que ser descriptible y objetivable dentro de él.
Si bien la religión existe porque -y mientras- Dios exista, la ciencia (que no tiene esta limitación) puede asumir que un Dios existe incluso si no hay una actitud religiosa.
La pregunta entonces es: ¿está la existencia de Dios conectada por definición con la existencia del universo?
Y la respuesta es positiva, porque Dios, por definición, es quien creó el universo.
¿Podemos entonces decir que si el universo existe entonces Dios existe? Para la religión esto es un hecho establecido, pero no lo es en absoluto para la ciencia, que contempla la existencia del azar. ¿Podría atribuirse enteramente al azar la creación del universo? ¿Y por qué el azar debería haber creado el universo? Aquí es fácil responder: sin motivo, ya que el caso no tiene por qué.
En estas páginas intentaré aclarar el alcance de estas preguntas, esbozando una respuesta que espero resulte eficaz para poner fin a las inútiles -cuando no perjudiciales- diatribas históricas y políticas sobre este problema. A medida que avanzamos, además de la ciencia, nos ayudarán el mito, el sentido común y la idea del “sentido de las cosas”, sin los cuales no podemos llegar a ninguna parte.
Descubriremos juntos que la observación física del universo en sus fórmulas ya tiene las respuestas y que no hay dudas sobre la solución a este problema, dando una demostración lógica de que sólo aquellos que no quieren ver la realidad de las cosas no se darán cuenta.
Decidí titular este libro ‘io e Dio’ (yo y Dios) porque, al pronunciarlo en voz alta, uno se da cuenta de cómo también suena como yo y yo: un juego fonético que metafóricamente resalta cómo quien busca a Dios, al final, encuentra -y no podrá que- encontrar – única e inexorablemente a sí mismo.
Quienes temen profundamente este encuentro seguirán creyendo en un Dios externo a sí mismo, capaz de asumir todos los instintos culpables de la humanidad: no les importe si nuestra conciencia crea constantemente una realidad incómoda para muchos, pero necesaria para todos.
Si otros consideran este texto como un precioso instrumento de conciencia, háganmelo saber, puedo seguir traduciendo.